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A M E R I C A N O


Segunda nueva época N.° 32, Enero-Diciembre, 2022

ISSN: 0252-8479 / EISSN: 2215-6143



Percezioni della lingua italiana di un gruppo di studenti del corso Italiano intensivo I dell’Università del Costa Rica

Percepciones de la lengua italiana de un grupo de estudiantes del curso Italiano intensivo I de la Universidad de Costa Rica

Renato Ulloa Aguilar

Escuela de Lenguas Modernas

Universidad de Costa Rica

rulloa31@gmail.com

Riassunto

Nel processo di apprendimento di una lingua straniera, la motivazione degli studenti è importante per capire qual è il suo obiettivo per imparare la lingua. Le percezioni della lingua vengono collegate -anche- all’idea che l’apprendimento sarebbe facile, difficile, utile o inutile per loro; è per questa ragione che la conoscenza de questi elementi da parte dei docenti è importante per facilitare lo studio e per garantire il successo del processo educativo.

Parole chiave: lingua italiana, interculturalità, percezioni della lingua italiana

Resumen

En el proceso de aprendizaje de una lengua extranjera, la motivación de los estudiantes es importante para entender mejor cuál es su objetivo para aprender dicha lengua. Las percepciones de los estudiantes sobre la lengua vienen de la mano con la idea que el aprendizaje sería fácil, difícil, útil o inútil para ellos; es por esta razón que el conocimiento de estos elementos por parte de los docentes es importante para facilitar el estudio y para garantizar el éxito del proceso educativo.

Palabras claves: lengua italiana, interculturalidad, percepciones de la lengua italiana

Introduzione

La finalità di questa ricerca è conoscere le percezioni della lingua italiana di un gruppo di studenti d’italiano Lingua Due (L2) come strumento utile allo sviluppo di un corso di lingua per studenti in una università. A questo proposito, sono state indagate le diverse percezioni e le opinioni di un gruppo eterogeneo di docenti-studenti del corso “LM-4030 Italiano intensivo I” della Scuola di Lingue Moderne all’Università del Costa Rica (UCR), nella Sede del Pacifico a Puntarenas.

Un po’ di storia della lingua italiana

Prima di tutto per comprendere un po’ la storia della lingua italiana dobbiamo sapere che questa lingua è una lingua neolatina come lo spagnolo, il francese, il portoghese e il romeno. Possiamo dire che l’italiano ha come lingua latina tantissime particolarità, alcune più affini di altre, alle lingue latine.

Maria Teresa Marnieri (2009), nel suo articolo intitolato: “Italiano: l’evoluzione nello studio della lingua”, afferma che:

Una delle tante particolarità dell’italiano è: la sua continuità ideale rispetto al latino e anche la sua vicinanza stilistica a questa lingua, se paragonato con le altre lingue romanze, così simili ma anche tanto diverse come il francese, il portoghese, il romeno e lo spagnolo. L’italiano è la lingua che più di tutte assorbe le proprie strutture dal latino mentre ad esempio il francese è la lingua romanza che più se ne allontana. Mentre la nazione Italia si è formata in tempi relativamente recenti, la lingua italiana è molto antica e ha subito una progressiva evoluzione nel corso di più di mille anni. (Marnieri, 2009: 177)

Allora possiamo vedere come le altre lingue romanze – col passare del tempo- si sono allontanate del latino, però l’italiano è rimasto -soprattutto- quella più vicina alla lingua parlata dai Romani; logico perché questa lingua si è sviluppata nello stesso territorio dov’è nato quel grande impero e non come le altre lingue latine che si sono sviluppate in altri ponti geografici del continente europeo.

L’italiano non è una lingua giovane, al contrario la lingua italiana ha avuto un’origine lontana prodotto della mescolanza progressiva delle parlate locali con il latino; questo processo è conosciuto come la volgarizzazione del latino. Come risultato sono nate tante parlate regionali. Sempre secondo Marnieri:

L’italiano comincia a formarsi nel periodo medievale, intorno all’anno Mille ed è il derivato delle parlate locali mescolate alla progressiva ‘volgarizzazione’ del latino. Le lingue che si stanno formando sono delle parlate regionali, che confluiscono nei dialetti. Esistono molti dialetti e caratterizzano le diverse regioni. Di lingue volgari, cioè parlate dal ‘volgo’, ovverossia il popolo, se ne stanno formando parecchie in tutta la penisola italica ma è grazie all’intervento linguistico e allo studio di Dante Alighieri che si arriva alla scelta del Fiorentino Illustre, che per il sommo Poeta è la parlata più adatta, anche se arricchita da termini di altri dialetti, in particolare quello siciliano della poesia cortese, a ricevere la tradizione del latino. (2009:177)

Dunque, all’origine l’italiano prima di essere una lingua nazionale parlata in tutta la penisola, è l’eredità di una lingua regionale parlata in Toscana; poi dall’interazione tra questa lingua con gli altri dialetti regionali si è formato quello che conosciamo come la lingua italiana attuale. Veramente, questa passeggiata nella conformazione della lingua italiana è necessaria per comprendere tutto il processo di nascita ed evoluzione dell’italiano: una lingua che ha conquistato il mondo e attualmente è sinonimo di cultura, di ricchezza, di progresso e di arte.

La motivazione ed il processo di apprendimento d’una lingua straniera

Tante volte abbiamo ascoltato -come professori di lingua- persone che dicono “Io non posso imparare un’altra lingua, è troppo difficile per me…” o anche “Perché imparare un’altra lingua?”. Ma possiamo dire che questa frase non è una norma, è veramente facile scambiare la prospettiva sull’apprendimento delle lingue straniere; dobbiamo soltanto cercare una motivazione per cominciare ad imparare cose nuove. È vero che la motivazione è parte fondamentale del processo di apprendimento d’una lingua.

Cucinotta nel suo articolo:La percezione della motivazione come strumento glottodidattico. Uno studio empirico tra i docenti di lingue italiani”, afferma che:

La motivazione, in particolare, è considerata una delle variabili che maggiormente influiscono sul processo di apprendimento linguistico: senza una sufficiente motivazione, infatti, uno studente anche se in possesso di ottime o buone capacità cognitive non troverà l’energia o la costanza sufficienti per dedicarsi ad un compito così impegnativo e temporalmente esteso come lo studio di una lingua straniera o seconda. (Cucinotta, 2017: 154)

È evidente che l’importanza della motivazione nel processo di apprendimento d’una lingua straniera, sarebbe una delle tante chiavi per raggiungere questo obiettivo. Senza di essa, lo studente stesso che possieda un conoscimento ed una facilità cognitiva per imparare una lingua non lo farà. Dunque, è importante per i professori di lingua conoscere quali sono le motivazioni e gli obiettivi dei loro studenti per imparare.

Anche, Mac Intyre et al. (2001) affermano che la motivazione viene costituita come una delle più affascinanti variabili impiegate per spiegare le differenze individuali nel processo di apprendimento d’una lingua. Così possiamo dire che a gradi dissimili di motivazione, diversi gradi di acquisizione d’una lingua straniera per gli studenti; tutto questo potrebbe risolvere -allora- l’incognita della variazione nel livello di competenza linguistica all’interno d’un gruppo di studenti che imparano una lingua straniera.

Insomma, possiamo dire che senza una ottima motivazione degli studenti l’insegnamento-apprendimento d’una lingua straniera sarà un processo fallito, tanto per l’insegnante come per lo studente. Per cui una motivazione alta darà risultati migliori per tutti i partecipanti di questo processo.

L’interculturalità del processo di apprendimento della lingua straniera

Prima di parlare di interculturalità nell’apprendimento di una lingua, dobbiamo sapere che cosa è il componente socioculturale del processo d’insegnamento-apprendimento. Van Ek (1986) fa una distinzione tra competenza socioculturale, competenza sociolinguistica e competenza sociale; afferma che uno degli obiettivi nel curriculum dell’insegnamento delle lingue seconde deve essere la capacità dell’allievo di riconoscere la validità delle altre forme d’istaurare, categorizzare ed esprimere l’esperienza ed inoltre altre maniere d’interagire tra le persone. Queste forme incidono in diversi componenti della lingua, per esempio:

Gli elementi lessicali in cui non c’è un’equivalenza semantica nella propria lingua.

Gli elementi lessicali il cui senso può essere trasferito erroneamente al proprio contesto socioculturale.

Mezzi non verbali d’espressione o gli usi convenzionali della lingua nei comportamenti rituali quotidiani.

Appunto per questo, si può dire che la componente socioculturale sarebbe tutta l’informazione culturale collegata alla lingua straniera, il cui dominio è la dimensione socioculturale della competenza comunicativa.

Dopo avere visto questi concetti, possiamo allora domandarci: Che cosa è l’interculturalità? Per rispondere vedremo due definizioni del concetto:

Per Biagioli (2005) nel suo libro Educare all’interculturalità. Teorie, modelli, esperienze scolastiche, l’interculturalità “è il risultato di un’evoluzione del modo di intendere il problema tra sistemi culturali diversi”

Antonelli (2004) afferma che l’interculturalità sarebbe: “l’inevitabilità dell’incontro con la diversità ci «richiede un ripensamento dei riferimenti culturali di cui siamo portatori»”

Si può vedere come l’aspetto di diversità culturale viene presentato dagli autori; si parla anche di questa evoluzione del pensiero, che permetterebbe comprendere aspetti culturali diversi dei popoli e di conseguenza delle sue lingue e concezione del mondo. In questo modo possiamo allora parlare d’una competenza interculturale nel processo d’apprendimento delle lingue straniere.

Alcune ricerche come quella di Byram et al. (2001) distinguono tre fasi nel processo di acquisizione della competenza interculturale:

Livello monoculturale: l’apprendente osserva la cultura straniera dai limiti interpretativi della sua cultura.

Livello interculturale: l’alunno prende una posizione intermedia tra la sua cultura e quella straniera, facendo comparazione tra di loro.

Livello transculturale: l’allievo è capace di raggiungere una distanza adeguata rispetto alle culture in contatto e fa la funzione di mediatore tra le due culture.

Piršl (s.d.) nel suo articolo intitolato: “Educazione all’interculturalità – una questione ancora sempre aperta per la società complessa”, afferma che:

L’interculturalità non accade nella società e nemmeno a scuola o sui libri di testo. L’interculturalità si fa evento nel sistema cognitivo di ciascun soggetto, nella sua esperienza mentale, perché l’intercultura non riguarda “gli immigrati”, “gli altri”, ma “noi stessi”, il modo in cui viviamo e guardiamo il mondo. L’interculturalità come esperienza accade nel momento in cui percepiamo che nella narrazione dell’altra cultura c’è un pensiero divergente rispetto al nostro che possiamo accogliere o no. Perché si attui l’interculturalità come esperienza non è necessario, tuttavia, accogliere il punto di vista dell’altro, è sufficiente coglierlo come diverso dal nostro; poi possiamo farlo proprio, oppure possiamo tenerlo fuori dal nostro modo di pensare, ma costituisce comunque un arricchimento.

Finalmente, possiamo dire che l’interculturalità nel processo d’apprendimento di una lingua straniera è necessaria per offrire agli studenti la possibilità non soltanto d’essere esposti a nuove culture e manifestazioni culturali diverse alle proprie, ma per assicurare l’arrivo ad un livello superiore di comprensione linguistica e socioculturale, necessario per permettere un’ottima comunicazione tra loro ed i madrelingua senza produrre malintesi. È per questa ragione che i professori di lingue straniere devono essere capaci, dal primo momento dell’iniziazione alla conoscenza di un’altra lingua, di guarantire il rispetto per le differenze culturali della lingua in studio.

I partecipanti

Il gruppo è composto da 23 studenti. Di questo gruppo la totalità lavora come docente alla Sede del Pacifico, dell’Università del Costa Rica, nella città di Puntarenas. Un gruppo eterogeneo composto de professori de diritto, d’amministrazione, di filosofia, di matematica, di chimica, di comunicazione, di lingua inglese, d’informatica, di storia, d’ingegneria e di gestione culturale.

Grafico realizzato dall’autore dell’articolo

Lo studio

Questa investigazione ha utilizzato uno strumento semplici: un questionario per raccogliere l’informazione. Le domande si orientano alle diverse motivazione degli studenti per imparare la lingua italiana, l’immagine della lingua italiana, la facilità per imparare o no la lingua, la conoscenza interculturale e l’approccio degli studenti alla lingua ed alla cultura italiana. Tutte le domande prevedevano risposte aperte; successivamente alla raccolta delle risposte si é fatto l’analisi dei dati.

Alla domanda: “Perché vuole imparare l’italiano?”

Le risposte sono diverse, quelli che hanno detto che volevano imparare l’italiano per conoscere la cultura dell’Italia, quelli che pensano che l’italiano è una lingua bella e sonora, alcuni amano le lingue, ci sono quelli che vogliono imparare l’italiano per potere leggere i testi in italiano, altri partecipanti hanno il desiderio di conoscere e di viaggiare in Italia, tre persone imparano l’italiano per conoscenza ed espansione professionale ed un altro per avere un punto in Regime Academico (sistema di valutazione dei professori dell’Università).

Grafico realizzato dall’autore dell’articolo

Possiamo vedere come una grande maggioranza dei partecipanti hanno come motivazione il piacere e l’amore alla lingua di Dante, ma anche il desiderio di poter viaggiare un giorno in Italia è un obiettivo per imparare, la sonorità della lingua, la cultura ed una espansione professionale diventano una delle più grandi motivazioni.

Alla domanda: “Qual è sua immagine della lingua italiana? Cosa ne pensa?”

Abbiamo anche una grande diversità di risposte. Più della metà dei partecipanti pensano che l’italiano sia una lingua romantica ed affine allo spagnolo, ci sono quelli che trovano l’italiano una lingua interessante e culturale, quelli che pensano che la lingua italiana sia una lingua storica e culturale per l’Europa; meno numerosi quelli che considerano la lingua italiana come magica, lingua di ricerche scientifiche, lingua sentimentale.

Grafico realizzato dall’autore dell’articolo

È chiaro che l’immagine più forte della lingua italiana nel pubblico ispanofono sia quella d’una lingua romantica e simile allo spagnolo, tanto nella forma quanto nella pronuncia; dopo abbiamo quelli per cui la lingua italiana è sinonimo di cultura e di storia ed anche ritroviamo le immagini d’una lingua magica, sentimentale e scientifica.

Alla domanda: “Pensa che l’italiano sia una lingua facile d’imparare?”

Le risposte sono variate, però è logico che la grande maggioranza degli studenti pensano che la lingua italiana sia una lingua facile da imparare, questo per la sua somiglianza con lo spagnolo, lingua romanica derivata dal latino come l’italiano. C’è qualcuno che trova questa lingua facile a causa della presenza dei falsi amici (parole di una certa lingua che presentano una somiglianza rilevante sia per la morfologia e/o per la fonetica con altre voci di un’altra lingua). Per la grammatica e le regole grammaticali ci sono partecipanti che hanno detto che l’italiano è difficile da imparare, tre persone pensano che l’apprendimento dell’italiano sarà facile per causa della sua motivazione verso questa lingua.

Grafico realizzato dall’ autore dell’articolo

Secondo il grafico, l’italiano è visto come una lingua facile da imparare, già che la sua similitudine con lo spagnolo e la presenza dei falsi amici rendono l’apprendimento più fattibile. Tuttavia, la grammatica difficolterà -per gli studenti- la sua acquisizione e ci sono quelli che hanno la motivazione personale al cento per cento e trovano questa lingua facile e senza dubbio qui il filtro affettivo verso la lingua è presente.

Non possiamo dimenticare l’importanza del componente interculturale nel processo d’insegnamento-apprendimento d’una lingua straniera e per questa ragione abbiamo fatto la domanda:

Dove si parla l’italiano?

Per la maggioranza dei partecipanti alla ricerca l’Italiano viene parlato soltanto in Italia; per altri l’italiano è presente in Italia, nella città del Vaticano ed in San Marino; un’altra opzione è che l’italiano si parla non soltanto in Italia, ma anche in Croazia e in Svizzera; secondo tre persone l’italiano è lingua parlata in Italia ed in Africa (alcuni paesi colonizzati dall’Italia), due persone hanno detto che la lingua italiana viene parlata in Italia ed altri paesi come: l’Argentina ed il Brasile e finalmente tre partecipanti non sapevano dov’è parlato l’italiano.

Grafico realizzato dall’autore dell’articolo

Da questo grafico si può concludere che l’Italia è il referente linguistico maggiore per gli studenti, però ci sono anche quelli che pensano ad altri paesi dove l’italiano viene parlato assieme ad altre lingue come è il caso della Svizzera, la Croazia et la Slovenia. Per altri partecipanti l’italiano è parlato anche in paesi latinoamericani come l’Argentina ed il Brasile dove in tempi passati la migrazione italiana è stata molto importante. L’Africa risorge come un territorio italofono, ma senza precisione dei paesi dove si parla la lingua, soltanto dicono: “África, territorios colonizados”. Infine, è preoccupante il fatto che tre persone -docenti universitari- con formazione di post grado non sappiano dove si parla la lingua italiana.

Per conoscere meglio i partecipanti della ricerca abbiamo fatto un’ultima domanda:

Lei questa è la prima volta che studia la lingua italiana?

Soltanto tre persone avevano studiato l’italiano prima di partecipare a questo corso, una aveva fatto i corsi d’Italiano basico I e II ed anche il corso di Letteratura italiana all’Università del Costa Rica, un’altra aveva seguito i corsi d’italiano all’UNED (Università Statale a Distanza) qui in Costa Rica e l’ultima non ha indicato dove l’ha studiato. Per venti persone questa era la prima che imparavano l’italiano.

Grafico realizzato dall’autore dell’articolo

È importante sottolineare, che per quasi tutti gli studenti del corso questa era la prima volta che si confrontavano alla lingua ed alla cultura italiana. Per cui la conoscenza della lingua era bassa, però le aspettative d’imparare un’altra lingua erano troppo alte.

Conclusioni

In conclusione, questo studio si riconosce come un primo tentativo di conoscere e di comprendere le motivazioni degli studenti dei corsi di lingua italiana, della Scuola di Lingue Moderne dell’Università del Costa Rica. Ciò può servire -di ora in poi- per pianificare i corsi d’italiano come lingua straniera in funzione dei bisogni e delle motivazioni del pubblico di destinazione. Altresì, consigliamo che la conoscenza interculturale sia presente fin dall’inizio nei corsi in questo modo gli studenti potranno non soltanto conoscere meglio gli usi e costumi dei madrelingue, ma anche la storia della lingua italiana.

Infine, suggeriamo prendere in considerazione le diverse percezione degli studenti circa le difficoltà e le facilità per imparare la lingua, dato che questa informazione sarà una guida per i docenti dei corsi di lingua e così poter aiutare gli studenti ad ottenere i propri obiettivi.

Bibliografia

Antonelli, G. (2004). Persona, cultura e società nella comunicazione interculturale. (U. C. Cuore, A cura di) “Studi di Sociologia”, Vita e Pensiero. Tratto da https://www.jstor.org/stable/23005279.

Biagioli, R. (2005). Educare all’interculturalità. Teorie, modelli, esperienze scolastiche. Milano: FrancoAngeli.

Byram, M. et al. (2001). Perspectivas interculturales en el aprendizaje de idiomas. Madrid: CUP.

Cucinotta, G. (2017). La percezione della motivazione come strumento glottodidattico. Uno studio empirico tra i docenti di lingue italiani. Italiano Lingua Due, 154-174.

MacIntyre, P. M. (2001). The convergence of multiple models of motivation for second language learning. Gardner, Pintrich, Kull and McCroskey. Motivation and second language acquisition, 461-492.

Marnieri, M. T. (2009). Italiano: l’evoluzione nello studio della lingua. Revista Lenguas Modernas, 177-185.

Piršl, E. (s.d.). Educazione all’interculturalità – una questione ancora sempre aperta per la società complessa. Tratto da https://www.bib.irb.hr/

Van Ek, J. (1986). Objectives for Foreign Language Learning (Vol I) . Strasbourg: Council of Europe.


Recibido: 1 de julio, 2022

Aceptado: 30 de julio, 2022

Doi: 10.15359/ra.1-32.5


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